In questo giorni ho scoperto che i libri introvabili non sono l’unica anomalia artistica nel campo letterario, ben più folle è il concetto di scrittore inesistente.
Ne è un nobile esempio la Enciclopedia degli scrittori inesistenti, curata da Giancarlo Marino e Aldo Putignano, contenente centinaia di schede riferite a scrittori non vissuti e generi letterari mai nati.
Dalla prefazione:
“In questo bizzarro volume si muovono infatti scrittori che non sono mai esistiti e opere che nessuno può aver letto: una teoria di personaggi più o meno verosimili, che attraversano infinite epoche e culture, da Adamo ai robot scrittori del futuro, dai popoli dell’antichità al medioevo cristiano, dal romanticismo alle avanguardie.”
Tra le altre schede spicca quella su Ignazio Beneduce, autore di un falso Necronomicon dalla descrizione estremamente interessante:
Beneduce Ignazio (Nettuno, Roma ? - ?) teologo, archeologo, storico e linguista. Viene ritenuto uno dei maggiori esperti sulle lingue di origine semitica. A Roma dal 1898, entrò a far parte della Compagnia di Gesù. Nel 1906 i suoi superiori lo inviarono al Cairo presso il collegio secondario gesuita della Sacra Famiglia, la motivazione ufficiale del viaggio fu lo studio della lingua araba, in realtà ebbe il compito di indagare sul confratello francese Pierre Teilhard de Chardin.
In questo periodo B. visitò più d’una volta la vicina biblioteca di Alessandria, San’a nello Yemen del Nord e il deserto. Nel 1908 rientrò a Roma e pubblicò Antichi culti e nuove minacce. Un testo unico, nel quale B. descrive divinità dimenticate; sua peculiarità è la complessa struttura letteraria, la cui architettura, simile al mantra, causa un senso di profonda vertigine; ad oggi non esistono testi analoghi.
Tra il 1910 e il 1921 studiò il rapporto tra l’evoluzione delle lingue semitiche e l’affermazione di alcuni testi sacri quali il Corano, la Bibbia, la Torah e altri. Nel 1927 pubblicò il saggio Scrittura nella lingua di Dio, rivoluzionario strumento per la comprensione della comunicazione tra Dio e l’uomo. Nel 1928 ebbe incarico dal Sant’Uffizio di stilare un indice dei libri blasfemi di ogni tempo. Iniziò così un viaggio che durerà quasi trent’anni; girerà l’Europa per poi spingersi fino in Cina, Africa e due volte negli Stati Uniti, nel 1935 e nel 1954.
Nel marzo del ‘55, a New York, fu coinvolto in uno scandalo; il Vaticano si affrettò a farlo rientrare. Se ne perdono le tracce per qualche tempo ma è noto che passò gli ultimi anni della sua vita in esilio presso il convento dei Camaldoli di Napoli, dove probabilmente morì. Durante gli anni Napoletani rivide i suoi scritti e, immobilizzato a letto, dettò le sue memorie. Alcuni studiosi sostengono che sia stato lui a elaborare la teoria NNE (Nekros Nomos Eikon), secondo la quale esisterebbe un archetipo unico da cui hanno preso avvio i testi sacri di ogni religione. A parere degli stessi, le sue idee sarebbero state raccolte nel volume a stampa manuale (1978) dal restauratore Apollo Carli che lo chiamò Necronomicon, ritenendo che esso riassumesse l’essenza del noto pseudobiblion citato da H.P. Lovecraft.
L’opera. Il testo è costituito di quattro parti, l’introduzione e tre libri: Dei Morti: Nel quale si descrivono esseri biasimevoli ed assai pericolosi per l’umana specie. Qui si parla della loro forma, dei luoghi che essi preferiscono abitare e di quant’altro ci è stato possibile render chiaro alli stimati nostri lettori. Dei Canti: Nel quale si trovano quelle cose utili e necessarie al dialogo con esseri che per loro natura sono indifferenti all’uomo. Si ritiene che senza queste arcane informazioni non vi sia modo alcuno di comprenderne i moti. Del Simulacro: Nel quale vengono narrate le vicende di un meritevole ed antico viaggiatore che ha potuto vedere e tramandare tutte le cose che in quest’opera sono mostrate e molte altre che sono avvenute prima e dopo di lui.
Evidente ripartizione secondo le tre parole greche del titolo: “dei morti”, “dei canti”, “del simulacro” ossia nekros, nomos ed eikon. Non esistono tracce di questo libro, né del suo autore; ne rimane il ricordo di qualcuno che lo ha conosciuto.
L’autore di questo piccolo ma prezioso trattato è un tale Vinicio Lamia, con il quale sto cercando di mettermi in contatto, per adesso senza successo alcuno; che sia inesistente anche lui?